La famiglia è il nucleo fondamentale della società civile. Questa è la definizione più conosciuta in senso antropologico.
Famiglia: palestra relazionale
Ciò in quanto, dal punto di vista sostanziale, la famiglia è la “palestra” relazionale più completa in assoluto: è il nucleo che raccoglie ogni tipo di relazione sociale.
Accoglie infatti, al suo interno, la relazione con sé stessi, la relazione fra i genitori, la relazione fra un genitore e tutti i figli, fra i genitori ed un solo figlio, fra un solo genitore ed un solo figlio, fra i genitori e tutti i figli, fra tutti i figli, fra solo due figli.
Al suo esterno, le relazioni della famiglia con gli altri parenti (nonni, zii, altri parenti), della famiglia con le istituzioni civili (scuola, comune, parrocchia, …), della famiglia con gli enti formativi/sportivi/ludici (scuole, palestre, …), della famiglia con l’impresa di famiglia o con l’impresa datrice di lavoro, della famiglia con la cerchia di amicizie (dei genitori, dei figli, …).
Come ben possiamo immaginare tutte queste relazioni “a portata di mano” ci forniscono quotidianamente l’occasione per migliorarci nell’interazione con le altre persone e con noi stessi. Inoltre, facendo attenzione, si scopre quanto l’equilibrio di ognuna di queste relazioni viene anche influenzata dal luogo ove esse si svolgono. Ad esempio, la relazione di un papà con la propria figlia può avere un certo equilibrio all’interno della casa di famiglia, un altro equilibrio in presenza delle amiche della figlia o delle loro famiglie, un altro ancora durante le pizzate di classe e così via.
Famiglia: equilibrio e contesto
Ciò in quanto le relazioni continue fra due persone trovano, nel bene o nel male, un loro equilibrio che risente delle influenze esterne: l’ambiente, l’esterno, il luogo, il contesto.
A questo proposito, quindi, oggi è doveroso considerare che “l’ambiente digitale” è un vero e proprio ulteriore contesto di riferimento di queste relazioni. Sui quotidiani leggiamo sempre più spesso di bambini, ragazzi, adolescenti che si suicidano oppure che finiscono in compagnie “distorte” in quanto adescati da adulti (leggasi pedopornografia) o che compiono atti “assurdi” in quanto influenzati dal cosiddetto cyberbullismo o dai “giochi virali” presenti sui social. Infine, ma non ultimo, anche questo nuovo ambiente influenza il pensiero di chi ne fruisce: che sia adolescente o adulto.
Famiglia e ambiente digitale
Il cosiddetto “on line” è quindi un vero e proprio ulteriore contesto di riferimento: un altro luogo di relazione.
Purtroppo, il nostro cervello (sia dei giovani che degli adulti formati) non percepisce immediatamente la differenza fra l’ambiente reale e quello digitale. Purtroppo, però questo nuovo ambiente relazionale è totalmente difforme da tutti gli altri luoghi di cui abbiamo sempre avuto esperienza. Conseguentemente la stessa relazione a due viene a modificarsi in modo non evidente, senza percezione, senza averne la giusta consapevolezza.
Ma pur essendo tecnologico, l’ambiente digitale resta pur sempre è un contesto relazionale reale quanto la scuola ed il lavoro.
Oggi tutto “vive” su facebook, su linkedin, su instagram, su tiktok, su twitter…. Addirittura, sembra quasi che se non sei presente sui social non esisti.
Ambiente digitale: sempre possibile
Tra l’altro, una delle sue peculiarità è che non si interrompe mai, non si chiude, non si spegne. Infatti, anche quando spegniamo lo smartphone, il tablet o il pc, queste relazioni “social” rimangono in uno stato di sospensione.
Consideriamo, ad esempio, quanto accade con le e-mail.
Oggi la grande maggioranza delle persone ritiene normalissimo inviare una mail ad un’altra persona anche durante orari fuori contesto (notte o mattina presto) in quanto “tanto lui/lei la leggerà quando avrà tempo ma intanto gliel’ho già inviata”.
Non entro nel merito del giusto e sbagliato, ma questo aspetto è stato considerato dai provider con la creazione dell’invio predeterminato ad un orario ben preciso, ciò dimostra quanto questa recente abitudine abbia iniziato ad infastidire tutto il sistema di riferimento.
Sui social, ad esempio, non c’è più la possibilità (se non bannando, ma in questo modo venendo “scoperti” di questo sgarbo!) di rientrare senza essere visti.
Da bullismo a CyberBullismo
Parlavamo prima di cyberbullismo.
Anche ai miei tempi esisteva il bullismo, tuttavia il sottoscritto (ribattezzato “Riccardo cuor di leone”) poteva attuare diverse strategie per vivere il proprio ambiente relazionale minimizzando le interferenze del bullo di turno. Oggi sui social questo è enormemente più difficile soprattutto per un adolescente.
Questa sospensione della relazione determina quindi un’influenza senza fine, possono portare a disturbi patologici ed addirittura ad arrivare a distruggere una personalità, soprattutto se ancora in corso di formazione.
Ambiente digitale: cassa di risonanza
Inoltre, l’ambiente relazionale di rete ha un’altra peculiarità ancora: amplifica il messaggio. Oggi non c’è più la radio, la televisione o i giornali a bombardarci di informazioni. Oggi ci sono tutte le piattaforme social, tutti i portali on line. Oggi sui social ognuno di noi è diventato (o può diventare, nel bene e nel male) un’agenzia di informazioni. Da qui la viralità di fakenews da parte di persone comuni che non fanno parte degli addetti ai lavori del mondo dell’informazione.
Così come i mass media, anche gli ambienti tecnologici rischiano di essere vissuti passivamente ampliando ancora di più l’influenza che le informazioni, i messaggi, gli esempi, gli avvenimenti possono avere sulla nostra capacità discernitiva e, piano piano, modificano anche le nostre credenze.
Relazioni familiari e ambiente digitale: un nuovo equilibrio
Conseguentemente le dinamiche relazionali nell’ambiente digitale sono differenti ed impattano in modo differente anche nelle relazioni fisiologiche familiari ed imprenditoriali.
Perché parlo anche delle relazioni imprenditoriali? Perché l’impresa, essendo un’entità collettiva, risente ugualmente di queste influenze sia dal punto di vista umano delle singole persone che vi lavorano, sia dal punto di vista di comunicazione professionale/imprenditoriale verso l’interno e l’esterno al contempo.
Ad esempio, chi di noi non ha sul proprio profilo social una foto in cui viene ritratto mentre sta brindando (ad una festa, un party, in discoteca, …) con il bicchiere in mano e, magari, gli occhi fuori dalle orbite ed un sorriso troppo ampio?
Ovviamente il momento fotografato è perfettamente in sintonia con il momento, il luogo e la compagnia con cui si sta festeggiando. Purtroppo, però tale fotografia rimane visibile sui nostri profili social in modo totalmente “decontestualizzata” sia rispetto al momento che rispetto al luogo che alla compagnia ed anche rispetto al motivo del festeggiamento.
Un po’ come la persona che non sente la musica e ritiene dei pazzi chi vede ballare.
Relazione digitale e distacco spazio-temporale
C’è dunque un evidente distacco spazio-temporale garantito per tutto ciò che postiamo in rete e che verrà visto in un momento successivo, eppure non lo percepiamo o, quantomeno, non ne abbiamo consapevolezza.
Inconsciamente, questo distacco spazio-temporale sta diventando di comune percezione dalle persone che stanno cercando lavoro. Ciò in quanto ormai è risaputo che le agenzie di recruiting e gli stessi datori di lavoro, visionano attentamente i profili dei possibili candidati.
Nello stesso modo però anche i genitori, gli imprenditori, le famiglie imprenditoriali, i dipendenti, comunicano sui social senza avere consapevolezza dell’influenza che ciò può generare in chi legge oggi e in chi leggerà un domani.
Queste tracce possono essere positive o negative. Comunque, rischiano di essere tracce indelebili. Anche nella relazione con i propri figli/dipendenti.
Comunicazione digitale: rischio decontestualizzazione
E’ una comunicazione che rischia subito la “decontestualizzazione” e, conseguentemente, può esser fraintesa compromettendo la nostra credibilità futura anche nelle relazioni “in presenza”.
Toccando poi l’influenza che le relazioni digitali hanno nel mondo reale, mi limito ad evidenziare un ulteriore pericolo: vediamo se avete mai vissuto una situazione come questa.
Rischio “insieme-isolato”
Famiglia riunita in soggiorno dopo cena che, anziché continuare le chiacchiere iniziate a tavola, si “isola” stando seduta “insieme” sullo stesso divano.
Questa situazione ha un impatto notevolmente differente anche dall’azzittirsi per seguire tutti insieme la trasmissione televisiva prescelta.
Infatti, guardare il film insieme, è comunque una condivisione di famiglia che crea terreno fertile per le relazioni.
Al contrario, l’isolamento dietro il proprio smartphone “ruba” tempo di condivisione!
È una sorta di alienazione dall’ambiente familiare e va ben oltre del leit-motif cui eravamo abituati: questa casa non è un albergo!
Così come i bambini e gli adolescenti adorano fare ciò che vogliono, ma poi ne pagano le conseguenze, la stessa cosa avviene in questa situazione nelle relazioni familiari. A tutti viene più facile “farsi i fatti propri” senza intromissioni altrui per seguire le proprie passioni, i propri contatti, le proprie relazioni. Purtroppo, però così facendo si spezza il rapporto umano-familiare, si perde quel senso di appartenenza, quel canale comunicativo fondamentale per la costruzione del legame familiare: la presenza piena. Magari anche senza fare nulla, ma “esserci”, essere lì presente nel momento e “coinvolgibile” è comunque una forma di condivisione e comunicazione.
Tecnologia e gap intergenerazionale
Questo aspetto acuisce ancora di più il cosiddetto gap intergenerazionale: le nuove tecnologie hanno un impatto innovativo nelle relazioni umane di difficile comprensione per chi non è un nativo digitale.
Conseguentemente anche l’adulto, il genitore, l’imprenditore deve considerare che la tecnologia influenza, volenti o nolenti, le relazioni con l’altro.
Ovviamente, non lo sostiene solo dRzOOm, ma moltissime pubblicazioni stanno evidenziando questo pericolo.
CISF: “le relazioni familiari nell’era delle reti digitali”
Il CISF (Centro Internazionale Studi della Famiglia), ad esempio, nel suo report del 2017 “Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali”, dopo un’introduzione alle motivazioni ottimistiche e pessimistiche della “information and communication technologies” per fornire un quadro completo di analisi, mette proprio l’accento sulle analogie e differenze fra l’ambiente reale e quello digitale. Solo con questa visione complessiva si può comprendere il concetto di “famiglia ibridata” cioè di quella famiglia le cui relazioni avvengono per il tramite della tecnologia digitale. Come si è arrivati a questo tipo di famiglia? Quali dinamiche si sono radicate nelle relazioni familiari? Quale è stata la dinamica del cambiamento?
Si è iniziato con la radio e la televisione, poi con i computer, poi con i portatili, poi con i tablet ed oggi con gli smartphone. Ognuno di questi apparecchi tecnologici cambiano i perimetri della relazione: sia fisici che temporali. Immaginiamo la comunicazione attraverso whatsapp o gli sms: il tempo dell’interazione non è diretto come in una comunicazione in presenza. Inoltre, i contenuti stessi vengono influenzati da questa mediazione tecnologica: vi ricordate che con gli sms si è iniziato a scrivere “x’ dici così: ki te l’ha detto?” Ma anche con riferimenti ai contenuti veri e propri: gli ideali di riferimento, i simboli da seguire, le tendenze nella moda, nei comportamenti, i messaggi che si ricevono da questi strumenti stanno subendo la velocità interattiva dell’evoluzione della tecnologia. Si parla sempre più di domotica, di realtà aumentata, di realtà virtuale.
E la famiglia oggi è al centro di tutto questo cambiamento e, ahimè, sta vivendo questo periodo con estrema superficialità.
Ecco, dunque, che questa analisi prosegue fornendo alcuni spunti per non farsi travolgere da queste dinamiche e consentendo di cogliere invece le opportunità fornite dalle ICT nell’ambiente familiare. In sostanza, acquisendo consapevolezza, si riesce ad introdurre un’adozione moderata della tecnologia al fine di monitorarla e renderla utile ed arricchente per la famiglia.
Ma il CISF va ben oltre. Infatti rappresenta i risultati di un’indagine effettuata sulle famiglie che hanno contribuito a sbrogliare il dinamico intreccio tra le relazioni familiari e le reti digitali analizzando anche le nuove sfide cui la famiglia deve far fronte comune: i) la connessione individuale/familiare ai social media, ii) i contatti personali/impersonali che avvengono in rete; iii) l’influenza dei gruppi online a cui partecipano i vari familiari; iv) la differente “socievolezza” che si vive in rete; v) l’informazione e la partecipazione che si genera attraverso la rete ed i social.
In questo contesto vengono così identificati quattro tipi fondamentali di famiglie: i) le famiglie marginali/escluse, che rappresentano solo il 28,6% del campione; ii) le famiglie mature che sono moderatamente in rete (13,4%); iii) le famiglie “giovani” che sono enormemente più presenti in rete (23,8%); iv) i single e le coppie di giovani (34,2%).
Questo nuovo contesto pone indubbiamente la famiglia di fronte alla necessità di rivedere le proprie modalità educative. Occorre quindi concordare vere e proprie “regole di ingaggio” familiari con le ICT. Ciò non solo allo scopo di coglierne le opportunità ma anche e soprattutto per prevenire le criticità, i pericoli e gli abusi di internet che impattano direttamente nelle relazioni familiari prima e sociali poi.
Sta ad ognuno di noi porsi le giuste domande, acquisire le nuove competenze necessarie, raggiungere la giusta consapevolezza, definire le proprie adeguate risposte ed infine condividerle come corretta governance della famiglia nel suo complesso.
B.J. FOGG: “tecnologia della persuasione”
Molto prima del CISF, già nel 2003, B.J. FOGG, docente della Stanford University, pubblicò il libro “Tecnologia della persuasione” introducendo il concetto di “captologia”. Qui esuliamo dalle relazioni familiari ma rimaniamo nell’analisi dell’impatto delle ICT nelle relazioni sociali. Secondo l’autore, ogni tecnologia cognitiva che media il rapporto tra un individuo e l’ambiente esterno condiziona e plasma la vita di tutti noi.
Fogg ha studiato, anche a livello esperienziale, come l’utilizzo dei mezzi tecnologici computer e mobile attraverso internet possano essere usati per influenzare.
Nel testo vengono identificati sette tipi di strumenti della tecnologia persuasiva: i) la tecnologia di riduzione con cui si persuade semplificando; ii) la tecnologia del “tunnel” con cui le persuade in modo guidato; iii) la tecnologia su misura, con cui si persuade mediante la personalizzazione; iv) la tecnologia del suggerimento, con cui si persuade intervenendo al momento giusto; v) la tecnologia dell’automonitoraggio, con cui si eliminano i fastidi del tracciamento; vi) la tecnologia della sorveglianza, con cui si persuade attraverso l’osservazione (dichiarata); vii) la tecnologia del condizionamento, mediante il rinforzo periodico di obiettivi comportamentali.
L’efficacia della captologia dipende fortemente dalla “credibilità” che, quindi, dev’essere acquisita in modo profondo.
Oltre ai computer, la captologia può essere implementata anche sulle tecnologie di mobilità: tablet e smartphone. Ciò consente, ovviamente, di rafforzare la persuasione tecnologica proprio grazie alla costante “connessione” in rete dell’utente.
Questa influenza può, ovviamente, essere indirizzata per la bieca manipolazione o per la persuasione: dipende proprio dalle intenzioni del comunicatore ma soprattutto dalla consapevolezza dell’utente. La vendita o la manipolazione di massa hanno quindi una nuova arma in più. Ciò porta alla tematica dell’etica nell’utilizzo della tecnologia, della credibilità dei mezzi tecnologici e della scelta che deve essere fatta sia da chi comunica che da chi interagisce on line con esso.
Se il CISF si era dedicato prettamente alle interconnessioni fra dinamiche familiari e tecnologia, FOGG si era già dedicato a studiare quanto la tecnologia può persuadere il comportamento del singolo individuo adulto.
A. PELLAI: “tutto troppo presto”
Il terzo autore che desidero citare è ALBERTO PELLAI, psicoterapeuta dell’età adolescenziale.
Nel suo libro “Tutto troppo presto” approfondisce il tema di quanto le relazioni on line possono avere sulla “sessualità” e sul benessere degli adolescenti (adescamento online, sexting, uso di pornografia, sessualizzazione precoce e dipendenza dai videogiochi). Il suo scopo è quello di sensibilizzare i genitori a comprendere, al fine di prevedere, gli impatti che possono presentarsi all’improvviso nella vita dei propri figli soprattutto in mancanza di supervisione e consapevolezza. Il libro racconta alcune storie di preadolescenti e giovani adolescenti che vivono esperienze sul web che non sono adatte alla loro età.
Pellai è estremamente bravo a generare consapevolezza sul fatto che internet offre infinite opportunità utilissime ma che necessita di estrema competenza. Lo strumento tecnologico ha alcune peculiarità: i) capacità di generare relazioni e contatti nascondendo l’identità delle persone con cui si interagisce; ii) facilissima accessibilità; iii) luoghi “oscuri” troppo facilmente raggiungibili anche involontariamente; iv) ambienti digitali “non protetti” per fasce d’età. Il libro consente di cogliere, anche ai non addetti ai lavori, quanto ad ogni età siano necessari adeguati stimoli ed esperienze per l’acquisizione di quelle competenze psicologiche ed emotive necessarie alla persona in quello specifico momento. Alcune competenze hanno tempistiche fisiologiche prestabilite che non devono essere anticipate rispetto alle normali fasi evolutive dell’adolescente.
Il pericolo di un’eccessiva stimolazione, di un eccesso di stimolazione, di una mancanza di regole in quell’età rischia di essere altrimenti sottovalutato. Prendendo ad esempio la tematica della facilità del ritrovamento di pornografia su internet, possiamo notare quanto questo ambiente digitale abbia radicalmente modificato ed anticipato stimoli che, almeno per la mia epoca, erano di difficile reperimento. Ciò ha generato una differente percezione della sessualità, consentendo addirittura alla generazione di una “mercificazione del sesso” fin dalla tenera età.
L’esperienza del web è un’esperienza “totalizzante”. Su questo aspetto l’autore è particolarmente efficace facendo notare quanto per molti giovanissimi le relazioni digitali siano sempre più immersive ed intense, riducendo progressivamente il desiderio di lasciarsi coinvolgere nella vita reale e in tutto ciò che offre a un preadolescente in termini di esplorazione e relazione interpersonale. Il pericolo di “hikikomori” è un esempio drammatico di questa situazione: la progressiva perdita di interesse per la vita reale e il desiderio di rifugiarsi a tempo pieno nel “virtuale” che di virtù non ha proprio nulla in questo caso. Chi soffre di questo “disturbo” rischia di decidere volontariamente di vivere la propria vita recluso in una stanza ed interagendo con altri essere umani esclusivamente per il tramite della tecnologia.
G. NARDONE: “pragmatica della comunicazione digitale”
Infine, ma non ultimo, un altro grandissimo psicoterapeuta ha appena pubblicato un libro per contestualizzare la “pragmatica della comunicazione” nell’ambiente digitale.
La modalità della comunicazione on line è così sentita che infatti anche il prof. Giorgio Nardone, psicoterapeuta e fondatore del Centro Studi di Psicoterapia Breve Strategica di Arezzo, ha appena pubblicato il libro “Pragmatica della comunicazione digitale.
Nardone evidenza l’esistenza della nuova, vera e propria “realtà digitale”. Ne analizza le modalità della comunicazione video (da remoto od in sincrono). Approfondisce quanto la forma ed il contenuto nella comunicazione digitale siano ancora più interconnessi.
Conseguentemente evidenzia quanto l’aver consapevolezza di ciò, di questi nuovi aspetti, delle peculiarità sia della comunicazione che del mezzo tecnologico, debbano incidere creano un nuovo modello comunicativo pensato ad hoc per l’on-line, per riuscire ad utilizzare con etica la persuasione digitale.
#dRzOOm: per zOOmmare insieme
Queste tematiche, pur apparentemente lontane, toccano invece da vicino ognuno di noi.
Noi stessi viviamo immersi in questi ambienti.
La nostra famiglia e la nostra impresa devono fare i conti con questo nuovo contesto relazionale.
Per questo il #dRzOOm ha dedicato questo primo approfondimento.
Il suo scopo è appunto quello di portare tematiche apparentemente lontane vicino al cuore delle persone al fine di generare quella consapevolezza che consente di affrontare le nuove sfide in modo proattivo senza subirle come uno struzzo.
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