LA FAMIGLIA HA BISOGNO DI TEMPO. INSIEME.

INSIEME

In ogni relazione, il tempo trascorso insieme è ciò che fa la differenza. Subito dopo viene la qualità di questo tempo. Ma nessuna relazione può esistere senza del tempo trascorso insieme.

La relazione di per sé è condivisione: diretta od indiretta.

Amicizia, amore, legame, tutte queste relazioni dipendono dalla condivisione del tempo insieme.

Possono crescere relazioni cui non si dedica tempo?

Possono sopravvivere relazioni cui non si dedica tempo?

Trascorrere tempo insieme vuol dire essere “presenti nel presente”, vuol dire essere interconnessi, vuol dire essere attenti all’altro, vuol dire preoccuparsi dell’altro, vuol dire sacrificarsi per l’altro, vuol dire essere a disposizione dell’altro, vuol dire condividere una passione od un interesse con l’altro.

ALLOCAZIONE “CONFLITTUALE”

Purtroppo, però il tempo è cinico.

Ognuno di noi ha 24 ore al giorno, 1’440 minuti.

I nostri interessi, i nostri doveri, le nostre abitudini, le nostre necessità, le nostre esigenze, il nostro lavoro elidono pesantemente queste 24 ore quotidiane.

Questa “dispersione” inconsapevole del nostro tempo rischia di privarci della relazione familiare. Tanto torniamo a casa ogni giorno. Tanto a casa passiamo sempre qualche ora. Tanto la casa è sempre lì che ci aspetta.

Tempo quotidiano – Tempo “obbligato” = Tempo per la famiglia.

Purtroppo, non possiamo nemmeno accumulare il tempo non sfruttato a pieno un giorno a favore del successivo, non esiste il riporto del tempo ad un altro giorno, non possiamo recuperare il tempo perso.

Questo rende il tempo una risorsa scarseggiante. Non perché abbiamo “poco” tempo, ma perché tendiamo a sprecare il nostro tempo e, non potendolo accumulare, non possiamo nemmeno prenderlo a prestito quando ci serve.

Ma perché sprechiamo il nostro tempo?

Perché non siamo consapevoli del fatto che l’allocazione del tempo è di per sé stessa “conflittuale”.

Se dedico troppo tempo al lavoro, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo alle mie passioni individuali, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo alle incombenze familiari, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo agli amici, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo all’uscire di casa, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo alla professione, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo all’impresa, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo al patrimonio, non ho tempo per vivere la famiglia.

E’ un equilibrio di “tempo” per tutti i ruoli sociali, un’allocazione equilibrata del nostro tempo. Quindi non si tratta di “gestione del tempo” bensì di “gestione delle nostre priorità”.

Però non solo nei confronti del lavoro/professione/impresa e vita privata.

Come abbiamo visto sono tanti i ruoli sociali a cui dobbiamo riconoscere il giusto tempo: individuo, figlio, marito, padre, imprenditore/professionista/dipendente/collega, fratello, familiare, amico, conoscente.

Inoltre, all’interno di ogni ruolo sociale esistono tante sfaccettature che necessitano del giusto tempo.

Conseguentemente, poiché abbiamo tutti 24 ore al giorno, dobbiamo imparare a come ottimizzare l’allocazione di questi 1’440 minuti quotidiani.

Una volta capito dunque che non possiamo vivere la famiglia in modo superficiale e come “residuo” di tutto ciò che viene prima, ecco che possiamo dedicarci a pianificare strategicamente il nostro tempo in famiglia.

ALLOCAZIONE PIANIFICATA STRATEGICAMENTE

D’altronde la famiglia è il luogo dove tutto inizia e tutto finisce: nel bene e nel male.

Sta a noi cercare di vivere la famiglia al nostro meglio.

E come possiamo ottimizzare il nostro tempo familiare?

Anzitutto rimettendo ordine fra le nostre priorità.

Com’è l’ordine prioritario dei nostri ruoli sociali?

1.      Imprenditore/professionista/dipendente;

2.      Individuo;

3.      Amico;

4.      Collega;

5.      Marito;

6.      Padre;

7.      Figlio;

8.      Fratello;

9.      Familiare;

10.  Conoscente.

Oppure

1.      Individuo;

2.      Imprenditore/professionista/dipendent;

3.      Padre;

4.      Marito;

5.      Figlio;

6.      Fratello;

7.      Amico;

8.      Familiare;

9.      Collega;

10.  Conoscente.

Aprioristicamente non esiste un ordine giusto ed un ordine sbagliato. Gli ordini possibili delle priorità nei nostri ruoli sociali sono tantissimi. Ognuno ha le sue priorità.

Se la priorità è prescelta consapevolmente e rispettata quotidianamente, l’individuo vivrà sereno i suoi ruoli sociali.

Viceversa, qualora vi sia confusione, non vi sia una priorità riconosciuta consapevolmente oppure qualora non si rispetti questa priorità consapevole ecco che l’individuo vivrà sempre e comunque in modo frustrato le sue relazioni sociali.

IDENTIFICARE LE PROPRIE PRIORITA’

Conseguentemente il primo passaggio è quello di identificare le proprie priorità.

Dopodiché quando si pianifica la propria agenda settimanale (perché pianifichi sempre la tua agenda settimanale avendo sempre ben presente tutti i tuoi ruoli sociali, vero?) occorre ritagliarsi a tavolino del tempo per ogni ruolo sociale. Ovviamente la quantità di tempo sarà allocata prioritariamente per quei ruoli sociali cui si vuole dare priorità consapevole.

Una volta capito che ognuno di noi ha molteplici ruoli sociali, una volta capito che è opportuno ritagliarsi del tempo per ciascuno ruolo in funzione delle nostre priorità, ecco che possiamo passare alla pianificazione di questo tempo insieme a noi stessi od agli altri.

Come si può vivere la propria vita senza pianificare?

Ma pianificare significa diventare rigidi come dei robot?

Assolutamente no!

PIANIFICARE PER VIVERE SE’ STESSI

Pianificare vuol dire mettere quel pizzico di attenzione al quanto ed al come utilizzare il tempo a nostra disposizione, che su questa terrà è sicuramente limitato.

Ovviamente, per pianificare correttamente, occorre anche far coincidere la nostra agenda con le esigenze e le priorità degli altri. Altrimenti tutto sarebbe vano. O perché non si troverebbe mai l’occasione per stare insieme oppure perché pur stando insieme l’altra persona o noi stessi non dedicheremmo la nostra giusta attenzione in quanto ci sentiamo “costretti”.

Limitandoci agli aspetti familiari, una volta condivisa l’agenda familiare, una volta determinato il tempo a nostra disposizione, una volta che tutti vogliano trascorrere questo tempo insieme: cosa facciamo insieme? Chi sceglie? Chi organizza?

COSA

Il cosa non è solo il “divertimento insieme”. Il cosa può essere la gestione del patrimonio di famiglia, può essere il consiglio di famiglia, può essere l’affinamento della costituzione di famiglia, può essere la redazione della dichiarazione di intenti di famiglia, può essere la pianificazione della struttura di famiglia della settimana prossima, può essere la ridefinizione degli obiettivi annuali di famiglia, può essere la decisione attinente un possibile investimento di famiglia, può essere la condivisione di un’esigenza di uno dei membri di famiglia, può essere la discussione circa un nuovo obiettivo di famiglia.

Occorre attenzione e proattività.

Tutte questi aspetti devono essere tenuti sotto controllo per rendere efficace il tempo dedicato alla famiglia.

CHI

Il chi non è solo chi ha il potere di scegliere. Chi sceglie ha anche, di riflesso, la responsabilità di questa scelta. Potrebbe decidere di scegliere per un interesse personale, oppure per soddisfare l’esigenza di un altro familiare, oppure un’escursione che può piacere a tutti i familiari.

Deve anche scegliere la tematica da condividere. E chi sceglie deve anche farlo consapevolmente rispetto a ciò che è stato fatto precedentemente e ciò che andrebbe fatto nel prossimo futuro.

Chi sceglie determina anche il come. Come vivere un certo evento, con quali modalità, con quali risorse. Se è una gita: in pullman, in treno, in auto, camminando? Si mangerà al ristorante, in una taverna, in una pizzeria, al mc donald’s, facendo un pic-nic? Chi pagherà? Chi preparerà il cibo per il pic-nic? Che budget si ha a disposizione? Sono tutti aspetti organizzativi che devono essere pianificati. Ciò farà si che chi ha il potere di scelta avrà anche la responsabilità di questa scelta e farà allenamento per il futuro.

SCELTA = RESPONSABILITA’

Da un grande potere deriva una grande responsabilità.

Anche per un figlio adolescente, avere carta bianca, conoscendo a priori le risorse a disposizione (tempo, energia, finanza, persone) è una palestra insostituibile seppure si tratta di una “questione di famiglia”. Ci si sente importanti. Magari le prime volte si sottovalutano alcuni aspetti. Ci saranno degli errori che sarebbero stati evitabili se solo ci fosse stata una consultazione preventiva. Ci saranno delle critiche o dei complimenti sia nella scelta che nel durante che nel dopo. Ma sarà sicuramente tutta esperienza utile per il futuro. Una sorta di anti-fragilità nella gestione di un’entità collettiva.

Se poi a queste accortezze si abbinasse anche il diario di famiglia, ecco che questi eventi costituirebbero anche la resilienza della famiglia. Sarebbero riscontrabili, rianalizzabili a posteriori, riscopribili col senno di poi. Sarebbero eventi condivisi in grado di poter accrescere la comprensione degli altri familiari.

RICOMPENSA = RELISIENZA ED ANTI-FRAGILITA’

La ricompensa di tutto ciò è un nuovo paradigma familiare: condivisione, accoglienza, supporto, presenza, esperienza, responsabilità, soddisfazione, realizzazione.

Insomma, con queste piccole cautele, la famiglia diviene un’entità collettiva consapevole.

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La CP&F per il passaggio generazionale!

Dato statistico: l’85% fallisce!

Sono state fatte parecchie ricerche statistiche sul passaggio generazionale, ciò che emerge sempre è che, fatto 100 le imprese che lo affrontano, solo il 30% supera i cinque anni nelle mani della seconda generazione e di queste solo il 50% supera i cinque anni nelle mani della terza generazione. Ciò equivale a dire che nel 85% dei casi l’impresa non resta all’interno della famiglia del fondatore.

Causa: “da 1 a +” !

In estrema sintesi la causa è il passaggio “da 1 decisore a + decisori”. Cioè quando l’imprenditore fondatore, volente o nolente, esce dalla gestione dell’impresa ed i suoi successori iniziano a gestire autonomamente.

Situazione italiana

La stragrande maggioranza delle imprese in Italia è di tipo familiare. La dimensione non conta. Le dinamiche familiari quindi impattano su pressoché tutte le imprese italiane. Le relazioni familiari italiane sono decisamente più profonde, nel bene e nel male, rispetto a ciò che avviene all’estero. In Italia non vi è “consuetudine” a pianificare né il passaggio successorio né il passaggio generazionale in azienda. Nelle imprese familiari è difficile implementare un sistema corretto di delega, soprattutto a soggetti esterni alla famiglia stessa.

Approccio giuridico: non basta!

Tendenzialmente l’approccio consulenziale italiano è quello di consigliare e redigere i contratti ritenuti migliori per le specifiche esigenze dei clienti. Si agisce cioè quasi esclusivamente nel campo giuridico.

Questo approccio che comunque è imprescindibile, tralascia di affrontare le criticità “umane”. Infatti, senza condivisione, impegno ed unità, anche il miglior strumento giuridico rischia di finire davanti al giudice.

Italian! Family Business

Il Family Business in Italia accoglie in se alcune criticità superiori rispetto a quanto avviene nei Paesi anglosassoni. Ciò in quanto i legami familiari sono molto più radicati. Questa peculiarità può rappresentare sia una forza sia, se gestita male, una limitazione.

Le criticità dell’Italian Framily Business sono: individuali, relazionali, familiari ed intergenerazionali, patrimoniali, d’impresa. Guarda caso le 5 declinazioni della Consapevolezza all’interno della CP&F. Non esistono scorciatoie: o si dedica del tempo a queste tematiche oppure si paga il prezzo dell’atteggiamento “struzzo”.

Orizzonte temporale: lungo!

Ecco dunque che, se si approccia tale momento critico nella vita d’impresa cercando di generare Consapevolezza in tutte le persone interessate, l’orizzonte temporale si allunga. D’altronde per l’efficacia non esistono scorciatoie. Nella teoria anglosassone l’orizzonte temporale medio è di circa 10 anni, ben più lungo se si mira fin da subito alla terza generazione.

Scenari: non si limitano al solo trasferimento dell’impresa ai figli!

Gli scenari possibili non si limitano al solo trasferimento dell’impresa ai figli, sono molto più vari e vanno presi tutti in considerazione per essere opportunamente analizzati.

Lo Struzzo!

Approccio-Struzzo: il disponente non pianifica.

Non delega mai la gestione d’impresa, non fa testamento e non dona alcunché in vita, lascia che sia la legislazione vigente al momento del decesso a decidere in merito. Tutti gli eredi subentrano in azienda. Caos. Rischio fallimento.

La Giraffa!

Approccio-Giraffa: il disponente pianifica.

a) se decide che ereditino tutti gli eredi: I) modifica dello statuto societario, donazione della nuda proprietà, costituzione di un trust, costituzione di una holding di famiglia, redazione di un patto parasociale; II) decide che ereditino solo alcuni eredi: patti di famiglia, donazioni consapevoli;

b) se ritiene che nessun erede abbia le caratteristiche imprenditoriali: IV) pianifica la managerializzazione d’impresa; V) fa entrare in impresa un socio-imprenditore esterno; VI) fa entrare in impresa un Private Equity; VII) crea valore per cedere a terzi e lasciare in eredità la monetizzazione dell’impresa; VIII) se vi sono le condizioni, quota in borsa l’impresa (AIM);

La Consapevolezza!

Approccio-Consapevole: il disponente attua e propone un processo di Consapevolezza per raggiungere l’Efficacia individuale, relazionale, familiare ed intergenerazionale, patrimoniale, d’impresa scegliendo così uno degli otto scenari precedenti in modo condiviso sia con i familiari che con tutti gli stakeholders coinvolti.

Il processo CP&F per l’Efficacia del Passaggio Generazionale

Parte tutto dalla singola persona. Dev’essere ricercata l’efficacia del singolo. Dopodiché si possono affrontare le tematiche inerenti le capacità relazionali. Lo sviluppo del singolo deve interagire in modo fertile all’interno delle dinamiche familiari. Tutti i singoli devono approfondire le tematiche legate al patrimonio familiare. Infine il disponente deve affrontare la scelta se “fare lo struzzo” o “fare la giraffa”. In questo secondo caso, deve: lasciare le redini, attuare un processo efficace di delega, comunicare tale decisione in modo efficace sia all’interno della famiglia che all’esterno, fare il salto di paradigma da “controllo tutto io” a “gestione condivisa” dell’impresa.

Non è facile, non è immediato: è efficace!