LA FAMIGLIA HA BISOGNO DI TEMPO. INSIEME.

INSIEME

In ogni relazione, il tempo trascorso insieme è ciò che fa la differenza. Subito dopo viene la qualità di questo tempo. Ma nessuna relazione può esistere senza del tempo trascorso insieme.

La relazione di per sé è condivisione: diretta od indiretta.

Amicizia, amore, legame, tutte queste relazioni dipendono dalla condivisione del tempo insieme.

Possono crescere relazioni cui non si dedica tempo?

Possono sopravvivere relazioni cui non si dedica tempo?

Trascorrere tempo insieme vuol dire essere “presenti nel presente”, vuol dire essere interconnessi, vuol dire essere attenti all’altro, vuol dire preoccuparsi dell’altro, vuol dire sacrificarsi per l’altro, vuol dire essere a disposizione dell’altro, vuol dire condividere una passione od un interesse con l’altro.

ALLOCAZIONE “CONFLITTUALE”

Purtroppo, però il tempo è cinico.

Ognuno di noi ha 24 ore al giorno, 1’440 minuti.

I nostri interessi, i nostri doveri, le nostre abitudini, le nostre necessità, le nostre esigenze, il nostro lavoro elidono pesantemente queste 24 ore quotidiane.

Questa “dispersione” inconsapevole del nostro tempo rischia di privarci della relazione familiare. Tanto torniamo a casa ogni giorno. Tanto a casa passiamo sempre qualche ora. Tanto la casa è sempre lì che ci aspetta.

Tempo quotidiano – Tempo “obbligato” = Tempo per la famiglia.

Purtroppo, non possiamo nemmeno accumulare il tempo non sfruttato a pieno un giorno a favore del successivo, non esiste il riporto del tempo ad un altro giorno, non possiamo recuperare il tempo perso.

Questo rende il tempo una risorsa scarseggiante. Non perché abbiamo “poco” tempo, ma perché tendiamo a sprecare il nostro tempo e, non potendolo accumulare, non possiamo nemmeno prenderlo a prestito quando ci serve.

Ma perché sprechiamo il nostro tempo?

Perché non siamo consapevoli del fatto che l’allocazione del tempo è di per sé stessa “conflittuale”.

Se dedico troppo tempo al lavoro, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo alle mie passioni individuali, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo alle incombenze familiari, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo agli amici, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo all’uscire di casa, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo alla professione, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo all’impresa, non ho tempo per vivere la famiglia.

Se dedico troppo tempo al patrimonio, non ho tempo per vivere la famiglia.

E’ un equilibrio di “tempo” per tutti i ruoli sociali, un’allocazione equilibrata del nostro tempo. Quindi non si tratta di “gestione del tempo” bensì di “gestione delle nostre priorità”.

Però non solo nei confronti del lavoro/professione/impresa e vita privata.

Come abbiamo visto sono tanti i ruoli sociali a cui dobbiamo riconoscere il giusto tempo: individuo, figlio, marito, padre, imprenditore/professionista/dipendente/collega, fratello, familiare, amico, conoscente.

Inoltre, all’interno di ogni ruolo sociale esistono tante sfaccettature che necessitano del giusto tempo.

Conseguentemente, poiché abbiamo tutti 24 ore al giorno, dobbiamo imparare a come ottimizzare l’allocazione di questi 1’440 minuti quotidiani.

Una volta capito dunque che non possiamo vivere la famiglia in modo superficiale e come “residuo” di tutto ciò che viene prima, ecco che possiamo dedicarci a pianificare strategicamente il nostro tempo in famiglia.

ALLOCAZIONE PIANIFICATA STRATEGICAMENTE

D’altronde la famiglia è il luogo dove tutto inizia e tutto finisce: nel bene e nel male.

Sta a noi cercare di vivere la famiglia al nostro meglio.

E come possiamo ottimizzare il nostro tempo familiare?

Anzitutto rimettendo ordine fra le nostre priorità.

Com’è l’ordine prioritario dei nostri ruoli sociali?

1.      Imprenditore/professionista/dipendente;

2.      Individuo;

3.      Amico;

4.      Collega;

5.      Marito;

6.      Padre;

7.      Figlio;

8.      Fratello;

9.      Familiare;

10.  Conoscente.

Oppure

1.      Individuo;

2.      Imprenditore/professionista/dipendent;

3.      Padre;

4.      Marito;

5.      Figlio;

6.      Fratello;

7.      Amico;

8.      Familiare;

9.      Collega;

10.  Conoscente.

Aprioristicamente non esiste un ordine giusto ed un ordine sbagliato. Gli ordini possibili delle priorità nei nostri ruoli sociali sono tantissimi. Ognuno ha le sue priorità.

Se la priorità è prescelta consapevolmente e rispettata quotidianamente, l’individuo vivrà sereno i suoi ruoli sociali.

Viceversa, qualora vi sia confusione, non vi sia una priorità riconosciuta consapevolmente oppure qualora non si rispetti questa priorità consapevole ecco che l’individuo vivrà sempre e comunque in modo frustrato le sue relazioni sociali.

IDENTIFICARE LE PROPRIE PRIORITA’

Conseguentemente il primo passaggio è quello di identificare le proprie priorità.

Dopodiché quando si pianifica la propria agenda settimanale (perché pianifichi sempre la tua agenda settimanale avendo sempre ben presente tutti i tuoi ruoli sociali, vero?) occorre ritagliarsi a tavolino del tempo per ogni ruolo sociale. Ovviamente la quantità di tempo sarà allocata prioritariamente per quei ruoli sociali cui si vuole dare priorità consapevole.

Una volta capito che ognuno di noi ha molteplici ruoli sociali, una volta capito che è opportuno ritagliarsi del tempo per ciascuno ruolo in funzione delle nostre priorità, ecco che possiamo passare alla pianificazione di questo tempo insieme a noi stessi od agli altri.

Come si può vivere la propria vita senza pianificare?

Ma pianificare significa diventare rigidi come dei robot?

Assolutamente no!

PIANIFICARE PER VIVERE SE’ STESSI

Pianificare vuol dire mettere quel pizzico di attenzione al quanto ed al come utilizzare il tempo a nostra disposizione, che su questa terrà è sicuramente limitato.

Ovviamente, per pianificare correttamente, occorre anche far coincidere la nostra agenda con le esigenze e le priorità degli altri. Altrimenti tutto sarebbe vano. O perché non si troverebbe mai l’occasione per stare insieme oppure perché pur stando insieme l’altra persona o noi stessi non dedicheremmo la nostra giusta attenzione in quanto ci sentiamo “costretti”.

Limitandoci agli aspetti familiari, una volta condivisa l’agenda familiare, una volta determinato il tempo a nostra disposizione, una volta che tutti vogliano trascorrere questo tempo insieme: cosa facciamo insieme? Chi sceglie? Chi organizza?

COSA

Il cosa non è solo il “divertimento insieme”. Il cosa può essere la gestione del patrimonio di famiglia, può essere il consiglio di famiglia, può essere l’affinamento della costituzione di famiglia, può essere la redazione della dichiarazione di intenti di famiglia, può essere la pianificazione della struttura di famiglia della settimana prossima, può essere la ridefinizione degli obiettivi annuali di famiglia, può essere la decisione attinente un possibile investimento di famiglia, può essere la condivisione di un’esigenza di uno dei membri di famiglia, può essere la discussione circa un nuovo obiettivo di famiglia.

Occorre attenzione e proattività.

Tutte questi aspetti devono essere tenuti sotto controllo per rendere efficace il tempo dedicato alla famiglia.

CHI

Il chi non è solo chi ha il potere di scegliere. Chi sceglie ha anche, di riflesso, la responsabilità di questa scelta. Potrebbe decidere di scegliere per un interesse personale, oppure per soddisfare l’esigenza di un altro familiare, oppure un’escursione che può piacere a tutti i familiari.

Deve anche scegliere la tematica da condividere. E chi sceglie deve anche farlo consapevolmente rispetto a ciò che è stato fatto precedentemente e ciò che andrebbe fatto nel prossimo futuro.

Chi sceglie determina anche il come. Come vivere un certo evento, con quali modalità, con quali risorse. Se è una gita: in pullman, in treno, in auto, camminando? Si mangerà al ristorante, in una taverna, in una pizzeria, al mc donald’s, facendo un pic-nic? Chi pagherà? Chi preparerà il cibo per il pic-nic? Che budget si ha a disposizione? Sono tutti aspetti organizzativi che devono essere pianificati. Ciò farà si che chi ha il potere di scelta avrà anche la responsabilità di questa scelta e farà allenamento per il futuro.

SCELTA = RESPONSABILITA’

Da un grande potere deriva una grande responsabilità.

Anche per un figlio adolescente, avere carta bianca, conoscendo a priori le risorse a disposizione (tempo, energia, finanza, persone) è una palestra insostituibile seppure si tratta di una “questione di famiglia”. Ci si sente importanti. Magari le prime volte si sottovalutano alcuni aspetti. Ci saranno degli errori che sarebbero stati evitabili se solo ci fosse stata una consultazione preventiva. Ci saranno delle critiche o dei complimenti sia nella scelta che nel durante che nel dopo. Ma sarà sicuramente tutta esperienza utile per il futuro. Una sorta di anti-fragilità nella gestione di un’entità collettiva.

Se poi a queste accortezze si abbinasse anche il diario di famiglia, ecco che questi eventi costituirebbero anche la resilienza della famiglia. Sarebbero riscontrabili, rianalizzabili a posteriori, riscopribili col senno di poi. Sarebbero eventi condivisi in grado di poter accrescere la comprensione degli altri familiari.

RICOMPENSA = RELISIENZA ED ANTI-FRAGILITA’

La ricompensa di tutto ciò è un nuovo paradigma familiare: condivisione, accoglienza, supporto, presenza, esperienza, responsabilità, soddisfazione, realizzazione.

Insomma, con queste piccole cautele, la famiglia diviene un’entità collettiva consapevole.

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Over Information vs Shiny things

Ovvero:

eccesso di informazione contro interessi luccicanti!

Di per sé un alto livello informativo è sicuramente positivo.

Se non che, oggi riscontro due problemi:

–         la difficoltà di validazione delle fonti e, dunque, di discernimento da parte dell’utente;

–         l’eccessivo livello di informazione.

Avendo già affrontato il primo argomento, oggetto anche di ampia trattazione nel caso di fake news, mi limito oggi ad evidenziare la problematica della seconda criticità.

nuovo livello informativo!

Con internet, soprattutto sapendo le lingue straniere, la possibilità di reperire informazioni gratuite, di elevato contenuto, di fonte attendibile è infinito!

E questo è sicuramente un bene.

il rovescio della medaglia

Pur tuttavia vi è il risvolto della medaglia, quello che gli americani chiamano shiny things ovvero quelle cose che “luccicando” ci distraggono.

Aumentando la possibilità di reperire informazioni di alto livello da ogni parte del mondo in tempo reale, siamo (volenti o meno) bombardati da tematiche di nostro interesse, argomenti che ci affascinano, informazioni utili alla nostra vita (personale e/o professionale). Ma proprio perché siamo bombardati dentro il nostro cosiddetto “cerchio degli interessi”, finiamo per ridurre il nostro “cerchio di influenza”.

cerchio degli interessi e cerchio di influenza

Stephen R. Covey ci aveva già messo all’erta su questa problematica!

Il cerchio dei nostri interessi è composto da tutto ciò che ci appassiona, che ci incuriosisce, che ci sta a cuore. Il cerchio della nostra influenza invece è tutto ciò in cui noi possiamo intervenire (direttamente od indirettamente) al fine di modificare la nostra esistenza.

Giusto per capirci: la politica interessa a tutti, ma se sei un cittadino comune questo tuo interesse rientra nel tuo potere di influenza solo attraverso l’esercizio del tuo diritto di voto a meno che questo tuo interesse non ti porti a fare politica attivamente.

Covey sostiene che le persone efficaci sono quelle che incrementano costantemente il loro cerchio di influenza concentrandosi su quegli interessi prioritari che possono essere controllati, di persona od attraverso le relazioni umane.

Ma se, grazie alla sovra informazione, continuiamo ad ampliare il nostro cerchio di interessi con tematiche prima di oggi magari addirittura sconosciute, ecco che non stiamo facendo altro che incrementare i cosiddetti interessi luccicanti che ci distraggono dalle nostre priorità.

Consapevolezza, priorità ed influenza

Conseguentemente il nuovo livello informativo deve essere approcciato con Consapevolezza!

Prima di tutto devo identificare correttamente il mio cerchio di interessi.

Dopodiché devo mettere in scala di priorità questi interessi in funzione della mia possibilità di agire su di essi: direttamente od indirettamente.

Infine devo concentrare i miei sforzi di reperire quelle informazioni necessarie ad implementare nella mia vita quei cambiamenti in grado di migliorarla.

E non è affatto scontato questo processo.

difficoltà di processo

Se sono troppo focalizzato su solo alcune tematiche, rischio di verticalizzare troppo i miei interessi e limitare la mia visione trasversale.

D’altro canto, se non mi concentro sulle mie priorità rischio di inseguire una serie infinita di interessi che però non applico mai nella mia vita quotidiana e, conseguentemente, perdo tempo inutilmente.

Come poter trovare il bandolo della matassa?

approccio a “collo di bottiglia”

Personalmente ho studiato un approccio a “collo di bottiglia”.

1 curiosità flessibile e trasversale

Rimango flessibile “curiosando qua e là”, leggendo e soprattutto archiviando solo quelle informazioni che attualmente so che saranno utili in futuro ma che per il momento non sono ancora prioritarie.

2 approfondimenti focalizzati e priorizzati

Approfondisco, una alla volta, solo le informazioni sulle tematiche legate al mio attuale cerchio di influenza.

3 implemenetazione pratica

per implementarle nella mia vita quotidiana e renderle a mia immagine e somiglianza, traendone così tutto il loro valore aggiunto.

4 reintegrazione e sinergie

Infine, reintegro tutte queste informazioni trasformate dalla mia quotidianità all’interno del bagaglio informativo acquisito precedentemente per ottimizzare e sinergizzare l’insieme di conoscenze ora in mio possesso.

focalizzazione + trasversalità

Ciò consente di mantenere la giusta flessibilità e visione trasversale, abbinando la corretta focalizzazione su ciò che è importante in funzione dei miei principi guida.

i corsi di formazione

Un esempio lampante è quello dei corsi di formazione.

Oggi possiamo trovare un’offerta formativa enorme ed ampissima a prezzi irrisori. Ma se continuiamo a frequentare questi corsi senza poi applicare operativamente nella nostra vita (personale e professionale) quanto appreso, dandoci il tempo di metabolizzare le nuove informazioni, testando le nuove conoscenze sul campo, ecco che questa opportunità viene sprecata.

In questo caso inoltre il rischio è che questi corsi creino dipendenza: faccio il corso e l’entusiasmo sale alle stelle. Non applicando quanto appreso nel singolo corso, non “faccio mie” le nuove informazioni e non le applico nella mia vita trasformandole in valore aggiunto operativo. Conseguentemente rischio di perdere tutto l’entusiasmo prima acquisito e, per ritrovarlo, inconsciamente mi iscrivo ad un nuovo corso.

il Tempo e l’allocazione conflittuale

Purtroppo, come sostengo da sempre, il Tempo è l’unica risorsa veramente fondamentale ed ha una “allocazione conflittuale” in quanto definito intrinsecamente.

Come allocare il tempo dunque fa la differenza fra la piena realizzazione personale ed il semplice “vivacchiare”.

equilibrio consapevolmente dinamico

Morale della favola: anche in questo caso occorre un “equilibrio consapevolmente dinamico”!

dove mi puoi ritrovare

Per rimanere aggiornato (consapevolmente!) su queste ed altre tematiche di tuo interesse, ho creato:

  • il gruppo su facebook che consente anche l’interazione in tempo reale durante le VideoDirette: https://www.facebook.com/groups/CPeF.ConsapevolezzaPatrimonioFamigliahttps://www.facebook.com/groups/CPeF.ConsapevolezzaPatrimonioFamiglia
  • il blog per archiviare cronologicamente tutti gli “scritti” ed i video: www.VincenzoRenne.com
  • il canale youtube per consentire di poter rivedere i video in differita anche senza accesso ai social network: https://www.youtube.com/c/VincenzoRenne

CPeF: IL PERCORSO E LA STRUMENTISTICA DELLA CONSAPEVOLEZZA INDIVIDUALE

Se l’anno scorso avevo parlato di come affrontare efficacemente i cosiddetti “buoni propositi per l’anno nuovo”, questa volta voglio evidenziare l’insieme complessivo del percorso che porta alla prima delle 5 consapevolezza: la Consapevolezza Individuale!

Esso si compone di nove passi più un punto “zero” di partenza.

Per ognuno dei passaggi chiave esiste uno strumento da me creato al fine di minimizzare lo sforzo necessario pur massimizzando il risultato ottenibile.

Durante questi ultimi quindici anni di formazione personale e di costruzione della CPeF, nell’ambito della consapevolezza individuale mi sono focalizzato infatti proprio sull’ideazione di strumenti di facile applicazione, comprensione ed utilizzo.

Oggi il mio intento è dunque duplice: contemporaneamente all’identificazione del percorso complessivo che porta alla consapevolezza individuale proverò a sintetizzare in modo estremo lo scopo del singolo strumento.

0: il Punto di Partenza; Strumento: “questionari”

Il punto zero è ovviamente rappresentato dall’analisi del punto di partenza. Può essere effettuato mediante la compilazione di qualche semplice questionario per comprendere quali sono le aree di miglioramento cui ci si vuole dedicare. Se questi questionari sono correttamente costruiti, ecco che le risposte evidenziano facilmente cosa si desidera, dove si vuole lavorare su se stessi e, soprattutto, perché!

1: Comprensione di sé; Strumento: “IO!”

Il primo step è quello relativo alla comprensione di sè. Partendo dalla ricostruzione della propria storicità si cerca di far emergere i propri tratti caratteristici al fine di “RiScoprire” a pieno il proprio sè!

Una semplice intervista, adeguatamente condotta, è in grado di far emergere coscienza piena di ciò che si è raggiunto fin’ora e consente anche un “esame di coscienza” in grado di far accettare i propri errori passati. Solo abbracciandoci pienamente si può immaginare di riuscire a migliorarci efficacemente.

A questo scopo un semplice grafico delle nostre predisposizioni, qualità, principi e delle nostre lacune, limitazioni, difetti aiuta a focalizzare graficamente il nostro “IO!”.

2: Auto Motivazione; Strumento: “Lista Emozionale!”

Il secondo passaggio è quello dell’auto motivazione. Una volta capito che si può sempre migliorare la propria situazione, dove si vuole migliorare e quale sia la propria singolarità distintiva, ecco che occorre comprendere come potersi motivare durante tutto il percorso.

Sapere e comprendere che si può cambiare in funzione dei nostri desideri, indipendentemente da quale che sia l’attuale contesto di riferimento, nonché avere sempre a portata di mano una “ListaEmozionale!” consente di mantenere il livello energetico alto in modo da mantenere alta la nostra concentrazione volta al miglioramento della nostra vita.

Ciò consente quindi di poterci motivare anche “a comando” proprio nel momento che ci serve e con le modalità maggiormente efficienti possibili.

3: Propria Direzione; Strumento: “Dichiarazione d’Intenti!”

Il terzo gradino concerne l’identificazione della propria direzione da seguire.

Ciò può essere fatto in tre differenti passaggi: i) identificare i propri Principi Guida; ii) razionalizzare i propri Ruoli ResponsAbili; iii) redigere quindi la propria “Dichiarazione d’Intenti!”

La Dichiarazione d’Intenti rappresenta la piena comprensione di come si vuole ottenere i propri obiettivi in ogni campo della propria vita e di quali messaggi si vuole lasciare a chi viene a contatto con noi al fine di generare valore aggiunto e lasciare traccia di noi negli altri.

4: Propria Strategia; Strumento: “Percorso!”

Il quarto passo è determinato dalla propria strategia.

Esso si compone nell’identificare i propri integri scenari futuri al fine di immaginare una vita piena e perfettamente realizzativa!

Ovviamente in questo momento si devono approfondire tutte le tematiche proprie del cambiamento in età adulta.

Una volta compreso come poter cambiare, nel modo più semplice possibile, si possono evidenziare tali modalità desiderate in un unico strumento denominato “Percorso!” consente di avere sempre evidente il nostro tragitto.

5: Pianificazione di sé; Strumento: “Piano!”

Il quinto step è rappresentato dalla pianificazione di sè per immaginare il proprio io-desiderato e quindi il proprio piano del cambiamento!

Anche in questo caso una strumentistica adeguata consente di ottimizzare il tempo necessario ed al contempo concentrarsi esclusivamente sul come raggiungere il proprio obiettivo.

Redigere un proprio “Piano!” del cambiamento che evidenzi sulla linea temporale gli obiettivi che si vogliono conseguire, consente di massimizzare l’efficienza dello sforzo impiegato, ottimizzare la tempistica necessaria, nonché evitare inutili dispersioni!

6: Auto Implementazione; Strumento: “TrAzione!”

Il sesto passaggio è ciò che trasporta la teoria nella realtà quotidiana: l’auto implementazione!

In questo momento si dovrà dedicare la propria attenzione a come poter passare dalla teoria strategico-pianificatoria alla pratica della cosiddetta to-do-list giornaliera.

Anche in questo caso una strumentistica di supporto, denominata “TrAzione!” minimizza lo sforzo psicologico ed al contempo incrementa il risultato tangibile nella direzione desiderata!

Infatti essa consente di essere sempre consapevoli del cosa voler fare domani al fine della propria realizzazione e del raggiungimento degli obiettivi di lungo termine.

7: Discepolo di Sé stesso; Strumento: “Martello!”

Il settimo gradino del percorso consiste nel comprendere come evitare le distrazioni, come pianificare il breve termine, come rimanere focalizzato quotidianamente sul piano d’azione stabilito, come minimizzare la procrastinazione e la dispersione delle energie. Ciò avviene utilizzando uno strumento denominato “Martello!” che è in grado di massimizzare la nostra quotidiana concentrazione su ciò che conta veramente.

In questo modo si rimane “discepoli di sé stesso” in modo da raggiungere la desiderata piena realizzazione.

Ovviamente, in questa sede, si dovrà anche modificare la percezione del significato di “autodisciplina” per comprendere a pieno che non significa costrizione esterna, bensì semplice realizzazione personale!

8: Auto Sviluppo; Strumento: “Imbuto!”

L’ottavo passo è quindi come poter immaginare il mantenimento di un percorso di miglioramento continuativo.

Anche in questo caso immaginare una strumentistica di supporto, denominata “Imbuto!” consente di modificare leggermente il proprio approccio quotidiano al fine di essere certi di proseguire nel proprio cammino di crescita minimizzandone lo sforzo necessario.

9: Comunicazione di sé; Strumento: “Percezione!”

Infine, il nono step è rappresentato dalla modalità comunicativa, diretta ma soprattutto indiretta, al fine di riuscire nell’intento di far emergere questi nostri cambiamenti e farci finalmente percepire per quello che effettivamente siamo anche da parte di chi ci circonda: i nostri cari in primis (generalmente i nostri più acerrimi “detrattori”!) nonché i nostri clienti e tutti i nostri conoscenti. Generare quindi nel prossimo quella “Percezione!” corretta di ciò che siamo, che facciamo e di ciò che ci rende “unici”.

Ricordo che per chi fosse interessato a questi argomenti, è attivo il blog ed il gruppo.

A questo punto non mi resta che augurarVi un ottimo 2018: le premesse, e gli strumenti ci sono ora non resta che perseguire la propria realizzazione individuale!!!

CPeF: IL PROSSIMO FUTURO DELLA FINANZA!

Ho da poco terminato di rivedere il video-live fatto per AdvisOr Professional sulla tematica della differenziazione consapevole.

segmentazione del servizio finanziario

In questo articolo vorrei quindi calcare la mano su un aspetto che ho trattato in modo veloce ma probabilmente significativo: la marcata futura segmentazione del servizio finanziario.

Ovviamente, anche il mondo finanziario sta per essere travolto dall’innovazione tecnologica: a tutti i livelli.

Sia dal punto di vista dell’analisi quantitativa del portafoglio (analisi dei titoli, scelte operative, segnalazioni, informative), sia dal punto di vista dell’analisi qualitativa (pianificazione successoria, tutela del patrimonio, analisi patrimoniali, …), sia dal punto di vista della gestione burocratica (identificazione clientela, contrattualistica, raccolta della documentazione, elaborazione di report), sia dal punto di vista della interattività (piattaforma internet, mobile app, hololens, …).

Inoltre diverrà sempre più presente la cosiddetta gestione “robot advisory” che, nell’ottica dell’efficientamento del processo tenderà a standardizzare ancora di più l’offerta, quantomeno per i portafogli di piccole dimensioni.

quattro segmenti

Ecco quindi che, da un lato, si libereranno ore lavoro, dall’altro, avverrà una spaccatura in quattro settori ben distinti:

  1. Il service classico, trainato appunto dalla robot advisory, per i piccoli portafogli;
  2. La consulenza finanziaria, per i portafogli intermedi;
  3. La consulenza patrimoniale, per i portafogli medi con presenza di immobili ed impresa;
  4. La “Consulenza Consapevole”, per i portafogli di grandi dimensioni con presenza di più imprese, più immobili, gruppi societari.

Molto probabilmente il primo livello verrà soddisfatto dall’offerta degli istituti bancari ed in parte dalle reti.

Il secondo ed il terzo saranno soddisfatti dai singoli consulenti finanziari/patrimonialli delle reti.

Il quarto sarà soddisfatto da family office, multi family office, unità di wealth management delle reti.

impatto sullo stato attuale

Tecnicamente IL family office si contraddistingue per essere al servizio di un unico nucleo familiare e quindi, dal punto di vista dell’analisi macrodimensionale del settore è “irrilevante”: è la singola famiglia che “fidelizza” in modo strutturato i professionisti di sua fiducia.

I multi family office sono nati per soddisfare quei patrimoni che non raggiungono la massa critica necessaria per l’autogestione e dunque forniscono consulenza evoluta per più nuclei familiari estranei fra di loro ma sempre in numero limitato.

Le unità di wealth management delle reti, puntando ai patrimoni rilevanti, si sono già dotate o si stanno dotando di un ufficio centrale per la gestione dei momenti di discontinuità del patrimonio e delegheranno al singolo consulente la consulenza attinente alla gestione corrente del patrimonio nel suo complesso allargandosi quindi agli aspetti immobiliari ed imprenditoriali.

family e multi family office

Il gioco per il Family Office ed i Multi Family Office rimane pressoché immutato, salvo acquisire in modo lungimirante alcune professionalità in ambito di “consulenza familiare”.

unità di wealth management delle reti

Per le unità di wealth management le possibilità sono due: offrire un servizio “allargato” mediante convegnistica periodica da parte di tali professionalità esterne a favore di tutta la loro clientela (wealth ma eventualmente anche allargata); formare adeguatamente l’intera rete di consulenti patrimoniali anche in queste tematiche oggi sempre più richieste ed indispensabili nel prossimo futuro.

il consulente finanziario / private

Lo stesso singolo private / consulente finanziario che voglia non subire la riduzione derivante dalla standardizzazione del service finanziario classico dovrà a sua volta puntare sicuramente sulla sua personale formazione per la consulenza a livello patrimoniale ma, se fosse lungimirante, dovrebbe altresì rimboccarsi le maniche ed approcciare in modo sostanziale la tematica “emozionale-relazionale-familiare”.

umanizzazione della relazione

Infatti, l’unica cosa che rende indispensabile l’intervento umano è proprio la relazione con il cliente!

So bene che molti lo stanno già facendo, ma come ho esposto all’inizio del video-live, a mio modesto avviso, l’approccio non dev’essere focalizzato verso la meta e la tempistica bensì, primariamente, verso il proprio specifico punto di partenza!

l’approccio CPeF

La CPeF nasce proprio da questo approccio: generare consapevolezza nell’individuo per ottimizzare anche la sua capacità relazionale; generare consapevolezza nella gestione dell’intero patrimonio e dunque anche del cosiddetto Italian! Family Business; infine generare consapevolezza familiare ottimizzandone le relazioni, condividendone i principi guida e mantenendo il senso di coinvolgimento ed appartenenza per tutti i suoi singoli partecipanti.

Questo approccio è utile al singolo Consulente Finanziario / Private in quanto individuo ed alla sua famiglia, in quanto professionista/imprenditore, nonché ai suoi diretti clienti!

fidelizzare l’intera famiglia cliente

Puntare sulla gestione delle emozioni, delle relazioni e della famiglia offrendo delle competenze specifiche in questi ambiti consente al consulente di fidelizzare l’intera famiglia cliente: prima, seconda e terza generazione!

beneficio sistemico collettivo

Questo approccio, sempre secondo la mia personale valutazione, avrebbe un beneficio anche sistemico in quanto migliorerebbe la fidelizzazione e redditività della rete, la redditività e la vita del consulente finanziario / private e della sua famiglia, la redditività e la vita dei suoi clienti e della loro famiglia, infine il contesto di riferimento di ciascuno di noi.

Inoltre, condividendo questo approccio, gli eventi formativi periodici dedicati a queste tematiche ben potrebbero essere estese anche alle famiglie aventi portafogli di dimensioni inferiori rispetto al livello wealth. In questo modo si offrirebbe lo stesso servizio ad una platea più allargata (e con le stesse necessità anche se non con le stesse masse!) accelerando il processo di miglioramento del sistema.

il singolo cliente

Dal punto di vista, invece, del singolo cliente, nonostante il livello limitato di patrimonializzazione, quantomeno nelle scelte importanti di natura finanziaria, consiglierei di farsi comunque assistere dall’intervento del consulente cercando di costruire con lui una relazione di reciproca fiducia e facendomi accompagnare in un percorso di educazione finanziaria.

Le conseguenze del panic selling, fortemente alimentato dall’utilizzo indiscriminato di algoritmi “replicanti” di gestione, è ancora troppo vivo nella memoria dell’investitore.

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Per rimanere aggiornati sull’approccio CPeF: Consapevolezza, Patrimonio e Famiglia, è attivo questo blog e, per maggiore interazione, questo gruppo !

CP&F: le 5 declinazioni della Consapevolezza!

Oggi decliniamo il concetto di Consapevolezza previsto nell’approccio CP&F.

Le 5 Consapevolezze:

La Consapevolezza, nella mia particolare intuizione, è composta da 5 fasi interconnesse fra di loro:

1. consapevolezza Individuale;

2. consapevolezza Relazionale;

3. consapevolezza Familiare;

4. consapevolezza Patrimoniale;

5. consapevolezza Imprenditoriale.

Queste, a mio modo di vedere, devono anticipare i tecnicismi: tutti i tecnicismi.

Da quelli gestionali a quelli giuridici, da quelli finanziari a quelli tributari.

Ricordate? Prima i Perché e poi il Come!

La consapevolezza Individuale genera la propria efficacia individuale. Parte dalla propria biostruttura, genera piena comprensione del proprio potenziale e dei propri limiti. E’ un susseguirsi di salti di paradigmi: proattività, efficacia, efficienza, autodisciplina, automitivazione. Ogni step genera un miglioramento che, sommati tutti insieme, ci portano all’autorealizzazione!

Solo in seguito si può perseguire la seconda declinazione di Consapevolezza: quella relazionale. Sostengo questo perché altrimenti sarebbe una “scorciatoia” e rischieremmo un doppio autogol: i) punteremmo a relazioni di breve termine; ii) rischieremmo di essere percepiti come “simulatori”. La Consapevolezza Relazionale si basa su altri salti di paradigmi: dedicare il “giusto” tempo alla relazione in modo “spassionato”, comprendere la differente biostruttura altrui, accogliere in modo genuino e trasparente la differenza altrui, ascoltare interattivamente/empaticamente il nostro interlocutore, applicare la Comunicazione NonViolenta, abbracciare la “mentalità dell’abbondanza” superando la competizione aggressiva, cercare di mettere insieme le peculiarità delle singole parti per ottenere un unicum a valore superiore delle singole somme. Anche in questo caso, ogni step migliora le nostre relazioni con gli altri e ci rendono più completi ed utili al sistema nel suo complesso!

La Consapevolezza Familiare è un passaggio ulteriore e consequenziale! La famiglia, soprattutto quella italiana, ha al suo interno relazioni profondissime e, conseguentemente, molto complesse da gestire. In questo ambito i salti di paradigma necessari sono: voltare pagina, razionalizzare diritti e doveri, abbandonare le pretese soggettive, integrare la soggettività individuale con gli interessi collegiali della famiglia, crescere e consentire la crescita all’interno della famiglia, mantenere l’univocità di visione, accogliere in sé i principi fondamentali dell’intera famiglia. Ciò consente di mantenere unita la famiglia non in modo meramente ipocrita, ma in modo pienamente condiviso!

La quarta declinazione di Consapevolezza è relativa alla sfera del Patrimonio (individuale o familiare). Tutti siamo più o meno bravi a gestire il proprio patrimonio, tutti siamo più o meno edotti degli strumenti e delle metodologie di gestione giuridica, economica, finanziaria e tributaria del patrimonio. Non tutti però partiamo dai nostri Perché! Il Patrimonio, indipendentemente (!) dalla sua dimensione, può essere generatore di serenità o di frustrazione. Solo se sono chiari i perché che soggiacciono alle nostre scelte ne potremo godere in modo sereno. Il Patrimonio, come già evidenziato negli altri post, ha un suo perimetro che dev’essere analizzato come un unicum. Le risorse, grandi o piccole che siano, sono definite. La loro allocazione nelle varie componenti patrimoniali dunque è un’allocazione di tipo conflittuale. Esserne Consapevoli ci consente di avere sempre ben presente il perché abbiamo dato più spazio ad una piuttosto che ad un’altra componente, all’attualità od al futuro, al rischio od alla tutela.

Infine, all’interno del patrimonio esiste una componente particolarmente complessa: l’impresa. La Consapevolezza Imprenditoriale è la più difficile di tutte. Sostengo questo in quanto l’impresa accoglie in sé tutte le complessità prima evidenziate: individuali (l’impresa è fatta di persone), relazionali (l’impresa è un insieme di relazioni, interne ed esterne), familiari (nella quasi totalità l’impresa è di proprietà familiare), patrimoniali (perché è in conflitto con le altre componenti patrimoniali). Essere Consapevoli di queste criticità e gestirle al meglio aiuta a non farsi gestire dall’impresa ma a gestire noi l’impresa in modo sereno: qualunque sia il contesto!

Consapevolezza come fonte di Serenità!

Insomma, queste 5 Consapevolezze rappresentano la fonte della nostra serenità: sta a noi dedicare il tempo e l’impegno necessario per acquisirle tutte e cinque!

La CP&F per il passaggio generazionale!

Dato statistico: l’85% fallisce!

Sono state fatte parecchie ricerche statistiche sul passaggio generazionale, ciò che emerge sempre è che, fatto 100 le imprese che lo affrontano, solo il 30% supera i cinque anni nelle mani della seconda generazione e di queste solo il 50% supera i cinque anni nelle mani della terza generazione. Ciò equivale a dire che nel 85% dei casi l’impresa non resta all’interno della famiglia del fondatore.

Causa: “da 1 a +” !

In estrema sintesi la causa è il passaggio “da 1 decisore a + decisori”. Cioè quando l’imprenditore fondatore, volente o nolente, esce dalla gestione dell’impresa ed i suoi successori iniziano a gestire autonomamente.

Situazione italiana

La stragrande maggioranza delle imprese in Italia è di tipo familiare. La dimensione non conta. Le dinamiche familiari quindi impattano su pressoché tutte le imprese italiane. Le relazioni familiari italiane sono decisamente più profonde, nel bene e nel male, rispetto a ciò che avviene all’estero. In Italia non vi è “consuetudine” a pianificare né il passaggio successorio né il passaggio generazionale in azienda. Nelle imprese familiari è difficile implementare un sistema corretto di delega, soprattutto a soggetti esterni alla famiglia stessa.

Approccio giuridico: non basta!

Tendenzialmente l’approccio consulenziale italiano è quello di consigliare e redigere i contratti ritenuti migliori per le specifiche esigenze dei clienti. Si agisce cioè quasi esclusivamente nel campo giuridico.

Questo approccio che comunque è imprescindibile, tralascia di affrontare le criticità “umane”. Infatti, senza condivisione, impegno ed unità, anche il miglior strumento giuridico rischia di finire davanti al giudice.

Italian! Family Business

Il Family Business in Italia accoglie in se alcune criticità superiori rispetto a quanto avviene nei Paesi anglosassoni. Ciò in quanto i legami familiari sono molto più radicati. Questa peculiarità può rappresentare sia una forza sia, se gestita male, una limitazione.

Le criticità dell’Italian Framily Business sono: individuali, relazionali, familiari ed intergenerazionali, patrimoniali, d’impresa. Guarda caso le 5 declinazioni della Consapevolezza all’interno della CP&F. Non esistono scorciatoie: o si dedica del tempo a queste tematiche oppure si paga il prezzo dell’atteggiamento “struzzo”.

Orizzonte temporale: lungo!

Ecco dunque che, se si approccia tale momento critico nella vita d’impresa cercando di generare Consapevolezza in tutte le persone interessate, l’orizzonte temporale si allunga. D’altronde per l’efficacia non esistono scorciatoie. Nella teoria anglosassone l’orizzonte temporale medio è di circa 10 anni, ben più lungo se si mira fin da subito alla terza generazione.

Scenari: non si limitano al solo trasferimento dell’impresa ai figli!

Gli scenari possibili non si limitano al solo trasferimento dell’impresa ai figli, sono molto più vari e vanno presi tutti in considerazione per essere opportunamente analizzati.

Lo Struzzo!

Approccio-Struzzo: il disponente non pianifica.

Non delega mai la gestione d’impresa, non fa testamento e non dona alcunché in vita, lascia che sia la legislazione vigente al momento del decesso a decidere in merito. Tutti gli eredi subentrano in azienda. Caos. Rischio fallimento.

La Giraffa!

Approccio-Giraffa: il disponente pianifica.

a) se decide che ereditino tutti gli eredi: I) modifica dello statuto societario, donazione della nuda proprietà, costituzione di un trust, costituzione di una holding di famiglia, redazione di un patto parasociale; II) decide che ereditino solo alcuni eredi: patti di famiglia, donazioni consapevoli;

b) se ritiene che nessun erede abbia le caratteristiche imprenditoriali: IV) pianifica la managerializzazione d’impresa; V) fa entrare in impresa un socio-imprenditore esterno; VI) fa entrare in impresa un Private Equity; VII) crea valore per cedere a terzi e lasciare in eredità la monetizzazione dell’impresa; VIII) se vi sono le condizioni, quota in borsa l’impresa (AIM);

La Consapevolezza!

Approccio-Consapevole: il disponente attua e propone un processo di Consapevolezza per raggiungere l’Efficacia individuale, relazionale, familiare ed intergenerazionale, patrimoniale, d’impresa scegliendo così uno degli otto scenari precedenti in modo condiviso sia con i familiari che con tutti gli stakeholders coinvolti.

Il processo CP&F per l’Efficacia del Passaggio Generazionale

Parte tutto dalla singola persona. Dev’essere ricercata l’efficacia del singolo. Dopodiché si possono affrontare le tematiche inerenti le capacità relazionali. Lo sviluppo del singolo deve interagire in modo fertile all’interno delle dinamiche familiari. Tutti i singoli devono approfondire le tematiche legate al patrimonio familiare. Infine il disponente deve affrontare la scelta se “fare lo struzzo” o “fare la giraffa”. In questo secondo caso, deve: lasciare le redini, attuare un processo efficace di delega, comunicare tale decisione in modo efficace sia all’interno della famiglia che all’esterno, fare il salto di paradigma da “controllo tutto io” a “gestione condivisa” dell’impresa.

Non è facile, non è immediato: è efficace!

CPeF: LA GESTIONE CONSAPEVOLE DEL PATRIMONIO!

Quello che le famiglie (imprenditoriali, ma non solo) percepiscono in modo sempre più evidente è che “il mondo è cambiato” e fanno fatica a stare al passo con i tempi. E’ tutto “incredibilmente complicato”: la globalizzazione ha interconnesso cause ed effetti a livello locale con quelle generate a livello internazionale. A causa di ciò, oggi, non si può dare nulla per scontato in nessun settore: immobiliare, finanziario, imprenditoriale.

Le crisi oggi sono dappertutto, sembra che nulla sia più sicuro:

“non ci sono più certezze”!

Questa complicazione necessita di monitoraggio costante, sia per il necessario approfondimento tecnico che per quello “meramente” normativo. La stessa pianificazione dev’essere quotidianamente rivalutata in funzione di questa sempre più repentina modifica legislativa (giuridica e fiscale, nazionale ed internazionale).

Fare “lo struzzo” rimanendo ancorati al passato rischia di costare enormemente. La gestione immobiliare, la gestione finanziaria e la gestione d’impresa diventano sempre più complesse non solo dal punto di vista gestionale ma anche da quello giuridico e fiscale.

L’incertezza oggi giorno è ovunque!

Tuttavia Frank Knight ebbe il Nobel per l’economia nel 1976! Egli scrisse il libro “Rischio, incertezza e profitto” distinguendo tre concetti ben distinti: la previsione, il rischio e l’incertezza.

Nel primo caso, previsione, la distribuzione degli scenari è conosciuta e, conseguentemente, possono essere fatte delle stime di tipo probabilistico.

Il rischio si riscontra quando, pur non conoscendo le probabilità esatte di avvera mento del singolo scenario possibile, ci si può basare su stime statistiche in funzione dell’esperienza storica. In questi casi la stima viene a modificarsi solo a posteriori in funzione della modifica della serie storica.

L’incertezza, ancor di più, è presente quando non si conosce né la distribuzione probabilistica né la serie storica. Questo livello di aleatorietà è presente in ogni situazioni inedita.

Già negli anni settante Knight associava il profitto imprenditoriale (e patrimoniale) alla capacità di gestire l’incertezza. Il profitto infatti è la remunerazione “dovuta/desiderata” per investire un capitale certo oggi al fine di ottenerne un beneficio futuro incerto domani.

Se quindi Patrimonio deriva da “patrimonium” che è l’insieme di pater (= padre) e munus (= compito) e se il compito del padre è quello di far crescere, la gestione del patrimonio deve generare profitto e quindi

l’incertezza non deve spaventare: dev’essere accolta e gestita !

Per poterlo fare il titolare deve obbligatoriamente ricercare la massima flessibilità, senza ancorarsi a “certezze” storiche che domani possono essere travolte da eventi inaspettati, e deve essere sempre aggiornato a 360 gradi.

Se prima era evidente che gestire “ordinariamente” un patrimonio richiedeva ore lavoro, oggi è ancor più evidente che gestire in modo pianificato e consapevole lo stesso patrimonio richiede ulteriori ore lavoro: prendere o “lasciare”!

Tempo!

Ne consegue l’esigenza di trovare del tempo da dedicare a questi aspetti della gestione patrimoniale.

Principi Guida!

Le certezze vanno ricercate nell’integrità con i propri Principi Guida e non nel contesto. L’evento inaspettato muta il contesto, non i principi. Ciò garantisce la flessibilità e la velocità necessaria per agire in funzione di esso.

In questo modo non nasce più frustrazione per il fatto che il “modus operandi” storico debba essere messo in discussione.

Nella gestione consapevole del patrimonio quindi è sempre bene partire parte dai Principi e dalle Logiche, solo in funzione di essi si stabiliscono gli obiettivi e la strategia la cui implementazione può essere serenamente adeguata in funzione dei cambiamenti del contesto di riferimento che vengono percepiti dal suo costante monitoraggio.

CPeF: cos’è la Famiglia?

Nella mia esperienza internazionale mi sono sempre accorto che la famiglia italiana possiede delle peculiarità che rappresentano sia la sua forza sia la sua debolezza: legami familiari radicatissimi che tuttavia complicano le dinamiche relazionali.

La capacità relazionale per i membri della famiglia italiana dunque è una delle necessità imprescindibili sia per l’aspetto di serenità (individuale e familiare), sia per l’aspetto della gestione efficace del patrimonio e del family business.

Nella CP&F quindi:

FAMIGLIA = DIRITTI & DOVERI + ASPETTATIVE + VISIONE & CONDIVISIONE !

Infatti, se parliamo di Consapevolezza, che vi ricordo essere originata dalla conoscenza, non possiamo prescindere dalla razionalizzazione di ciò che è diritto e dovere del singolo membro familiare per poi analizzare le singole aspettative minimizzandone la conflittualità ed incrementandone il valore aggiunto mediante il processo di visione e condivisione.

Il primo passo da fare? Avere chiari quali sono i diritti ed i doveri dei membri della famiglia:

DIRITTI & DOVERI = PROPRIETA’ + GODIMENTO + TRASFERIMENTO!

La proprietà di un bene, giuridicamente, rappresenta la facoltà di godere e disporre di esso pienamente ed in esclusiva entro i limiti normativi vigenti mentre il godimento rappresenta la possibilità di beneficiare di tale bene ma è limitato dalla preventiva volontà in merito del proprietario.

Un familiare può godere del bene solo ed esclusivamente su volontaria concessione da parte del proprietario, ma non può vantarne di sua iniziativa diritti in merito.

Le norme concernenti il trasferimento del bene accolgono sia gli atti a titolo oneroso (vendite, acquisti, permute, trasformazioni della singola componente patrimoniale in altra, …) sia gli atti a titolo gratuito in vita o mortis causa (liberalità, donazioni, vincoli di destinazione, successione).

Anche il cosiddetto diritto successorio non esiste “di per sé” ma nasce solo ed esclusivamente al momento del decesso da parte del proprietario che, infatti, in vita può disporre pienamente di tutto il suo patrimonio anche in modo gratuito a favore di terzi, ovviamente salvo la lesione volontaria di diritti meritevoli di tutela (par condicio creditorum, quote di legittima, assegno divorzile, …).

La conoscenza della normativa di riferimento della proprietà, del godimento ordinario (o beneficio) e del trasferimento patrimoniale genera sicuramente minori equivoci, incomprensioni e conflittualità che, generalmente sono originati da aspettative diverse.

Proprio per questo occorre raggiungere anche una consapevolezza in merito ad esse:

ASPETTATIVE = INDIVIDUO + FAMIGLIA + IMPRESA!

La famiglia è un insieme speciale di persone con un’individualità specifica e legittima ed una propria peculiarità relazionale. Sembrano delle banalità, ma sono le fondamenta per minimizzare le conflittualità interpersonali.

Partendo dal presupposto che il cervello utilizza dei filtri per selezionare i miliardi di input derivanti dal contesto e che quindi non esiste “una” realtà ma solo le varie “interpretazioni della realtà” e che esse sono quindi tutte legittime e degne di considerazione, per evitare conflittualità bisogna dedicare del tempo al dialogo per condividere il numero maggiore possibile di informazioni.

Inoltre ogni persona ha una propria biostruttura che influenza sia il suo comportamento come individuo (il suo modo di essere, le sue limitazioni, le sue potenzialità) sia il suo comportamento relazionale (aperto, dominante, distaccato).  La consapevolezza individuale in questo ambito determina una serena analisi e condivisione delle proprie ed altrui aspettative.

Ovviamente le aspettative del singolo membro della famiglia sono di tipo individuale e mutano nel tempo in funzione delle sue esperienze mentre la famiglia rappresenta (o dovrebbe rappresentare) l’insieme di tutte le singole aspettative. In questo senso entra in gioco la consapevolezza circa il bene individuale ed il bene comune, le sinergie, la priorità degli obiettivi (comuni e non), il processo di delega, l’autonomia, l’indipendenza e l’interdipendenza.

Infine, le aspettative della famiglia impattano sicuramente nelle aspettative del family business. La singola impresa di proprietà familiare risente, volente o nolente, non solo della tipologia di relazioni interfamiliari ma anche di come la famiglia stessa interagisce con i propri stakeholders (dipendenti, fornitori, clienti).

Per migliorare le relazioni in modo da ottimizzare l’efficacia del family business quindi evidenzio l’estrema importanza della visione e condivisione:

VISIONE & CONDIVISIONE = VALORI + COSTITUZIONE + CONSIGLIO!

Innanzitutto si deve ripartire dai Valori Guida individuali da condividersi con la famiglia ed in impresa. Ovviamente, per incrementare il valore aggiunto di ogni membro, si deve condividere tali valori sia in termini divulgativi che in termini di accettazione.

Tali valori rappresentano la base della “Costituzione” (della famiglia e/o dell’impresa) che consiste nella razionalizzazione del Perché, del Cosa e del Come la famiglia (o l’impresa) esiste ed agisce. Essa è il faro nei momenti di tempesta! Così come i Valori Guida, anche la Costituzione dev’essere condivisa al fine di generare impegno e valore aggiunto da parte di tutti i partecipanti.

Infine, tutto questo processo si consolida periodicamente all’interno del “Consiglio” (di famiglia o d’impresa) all’interno del quale si affrontano le tematiche di efficacia: strategia, innovazione, implementazione, azione, controllo.

Non è affatto facile passare da un modus operandi di “imposizione” a quello di “condivisione”, ci vuole tempo e dedizione per maturare dentro di se e negli altri la giusta Consapevolezza, ma il risultato è enormemente efficace e si può sintetizzare in serenità e valore!

CPeF: cos’è il Patrimonio?

Siamo proprio sicuri che il patrimonio sia solo sinonimo di ricchezza (economica) o di insieme di rapporti (giuridici)? Patrimonio deriva da “patrimonium” [pater = padre + munus = compito]: compito del padre!

E qual è il compito del padre se non quello di far crescere?

Far crescere cioè i propri capitali, i propri rapporti giuridici aventi carattere economico ma anche e soprattutto le persone (familiari, dipendenti, clienti, fornitori, interlocutori) e conseguentemente il sistema nel suo complesso.

Vuol dire fare la differenza nella vita degli altri (e conseguentemente di se stesso!).

In sostanza gestire efficacemente il proprio patrimonio vuol dire creare “relazioni proficue per la crescita di lungo periodo” perché:

PATRIMONIO = RICCHEZZA + CONTRATTI + PERSONE!

Quindi per gestire al meglio questo patrimonio occorre avere una visione trasversale di tipo economico-finanziaria, giuridica ma anche e forse soprattutto emotivo-relazionale.

RICCHEZZA = IMMOBILI + FINANZA + IMPRESA!

Dal punto di vista economico-finanziario possiamo quindi far rientrare nel concetto di ricchezza tre macro sistemi. Il comparto immobiliare, il comparto finanziario-assicurativo, il comparto imprenditoriale.

Nell’approccio CP&F, come al solito, dev’essere individuato prima il Perché, successivamente il Cosa e solo infine il Come.

La scelta dell’allocazione delle risorse, in quanto limitate e definite, dev’essere sempre ben ponderata e dev’essere integra rispetto ai propri valori guida.

Immobilizzare il proprio capitale in immobili ha un senso? Il motivo della prima casa psicologicamente è la propria sicurezza, la ragione della casa in montagna od al mare (od entrambe) è in funzione delle proprie passioni. Gli appartamenti per i figli hanno una motivazione psicologica di loro “tutela”. Il grande comparto immobiliare? Ha senso solo se considerato come un “investimento alternativo” e quindi dev’essere attentamente valutata la sua capacità di generazione di flussi finanziari netti in correlazione con il rischio e nel rispetto della normativa giuridica di riferimento.

Il comparto finanziario accoglie in sé la finanza “da detenzione” (il risparmio), il comparto assicurativo, il comparto previdenziale e la finanza da investimento. Il principio base che governa questo comparto è la correlazione “rischio-rendimento” (da non leggersi al contrario!). Approcciare questo settore senza la dovuta conoscenza del Perché è necessaria la corretta profilazione del cliente, e quindi la necessaria trasparenza e fiducia verso il proprio consulente, sarebbe un errore gravissimo: fai-da-te, ignoranza, emotività in questo campo fanno disastri!

Il concetto di impresa accoglie in sé la figura del professionista, dell’imprenditore individuale, della società di persone, della società di capitali, della società quotata, del grande gruppo nazionale e della grande multinazionale. I concetti base per una corretta gestione efficace dell’impresa sono indipendenti dalle dimensioni di essa. Cambiano gli strumenti, la loro implementazione, il loro rapporto costo/beneficio, ma non il Perché degli approcci!

Oggi più che mai risulta evidente che per raggiungere l’efficacia imprenditoriale, ancor di più all’interno di un family business, si deve ben comprendere l’importanza della creazione di valore di lungo periodo, dell’attenzione all’innovazione, della compliance, della gestione del rischio, dell’impatto della fiscalità ma al contempo della qualità delle relazioni con le persone che sono la fonte della ricchezza: dipendenti, clienti, fornitori, contesto sociale.

CONTRATTI = GESTIONE + RIORGANIZZAZIONE + TRASFERIMENTO!

La gestione giuridica della ricchezza, ordinaria e straordinaria, viene regolata mediante i contratti.

Contratti per la gestione ordinaria (autorizzazioni, fiscalità, affitti, titoli e strumenti finanziari, forniture, assunzioni, affidamenti).

Contratti per la gestione della riorganizzazione dell’assetto patrimoniale: per la sua crescita o la sua riduzione (autorizzazioni, fiscalità, compravendite, tipologia di investimento finanziario, acquisizioni, operazioni straordinarie d’impresa, finanziamento d’impresa, innovazione continua, innovazione di rottura).

Contratti per la gestione del trasferimento della ricchezza (diritti e doveri, fiscalità, compravendite, riorganizzazione del patrimonio, tutela patrimoniale, passaggio generazionale in impresa e passaggio successorio).

Anche in questi casi serve una visione del Perché si sottoscrivono certi contratti e per farlo occorre un approccio comunque interdisciplinare: giuridico, economico-finanziario, fiscale ed anche relazionale in quanto i contratti rappresentano giuridicamente i rapporti  fra le persone!

PERSONE = FAMIGLIA + DIPENDENTI + PROSSIMO!

Il comparto “umano” accoglie tutte le relazioni che intercorrono con i propri familiari, con i propri dipendenti ed in senso lato con il prossimo.

Se i “numeri” del patrimonio sono originati dalle persone e dalle loro interrelazioni, se i “contratti” non sono che la rappresentazione giuridica di queste, ecco che la gestione efficace del patrimonio non può prescindere dalla “capacità relazionale”, dalla capacità motivazionale, dalla leadership (forse oggi termine fin troppo abusato) e solo infine dal management.

Ottimizzare le relazioni (familiari, imprenditoriali e con il contesto sociale) divulgando e condividendo è indispensabile per coinvolgere gli interlocutori. Solo così si può mantenere unita la visione familiare rispetto alla propria ricchezza preservandone il valore, distinguerci dai concorrenti attraendo dipendenti entusiasti, accrescere la visibilità della propria impresa nel contesto sociale ed economico di riferimento.

Ogni interlocutore deve sentirsi parte integrante del progetto, ovviamente a diversi livelli a seconda che sia un familiare, un dipendente, un terzo.

Assume quindi una luce nuova la comunicazione (personale, a distanza, digitale): non per manipolare o vendere nel breve termine, ma per divulgare e condividere sollecitando quell’impegno entusiasta e quel senso di appartenenza che genera la crescita del sistema e che fa la differenza!

CPeF: cos’è la Consapevolezza?

La CP&F, da me elaborata, non è altro che un nuovo approccio alla vita, alla famiglia ma anche e soprattutto al patrimonio, e, personalmente, la ritengo vincente nel lungo periodo sia per il conseguimento degli obiettivi personali/familiari che di quelli imprenditoriali/professionali.

Il percorso di crescita individuale e relazionale è stato approfonditamente oggetto di analisi soprattutto dal mondo anglosassone fin dalla fine del ‘700. Nel corso del tempo, questa scienza ha subìto delle modifiche sostanziali ma è stato anche, ahimè, travisata dal nuovo obiettivo della società moderna propensa a velocizzare i processi per raggiungere nel minor tempo possibile gli obiettivi prestabiliti.

In sintesi, quello che distingue la prima dottrina di crescita individuale/relazionale da quella attuale è l’esasperata ricerca di risultati immediati a scapito della consapevolezza.

Partiamo dunque dalla prima parola dell’acronimo: Consapevolezza!

Personalmente sono fermamente convinto che la Consapevolezza sia l’unico modo per raggiungere la propria serenità di lungo periodo.

Avendo dovuto, per vicissitudini personali, implementare tutto questo sapere nella mia vita, mi sono accorto che anche il processo di efficacia/efficienza imprenditoriale/professionale segue le stesse identiche direttive.

Conseguentemente ho deciso di offrire ciò che ho ideato e sperimentato su di me anche nella mia consulenza a beneficio di chi avrà la bontà di seguirmi in questo avvincente percorso!

CONSAPEVOLEZZA = CONOSCENZA + IDEA + AZIONE!

In senso lato, considero la Consapevolezza come l’unicum di Conoscenza, Idea ed Azione.

CONOSCENZA = CHI SIAMO, COSA SAPPIAMO, CHI CONOSCIAMO!

La Conoscenza, nella CP&F, è avere ben chiaro: chi siamo, cosa conosciamo, chi conosciamo. Chi siamo è il frutto della nostra biostruttura, del nostro contesto passato e presente, della nostra famiglia, della società in cui siamo cresciuti, dei nostri valori e principi, delle nostre esperienze, della nostra crescita individuale e relazionale. Cosa conosciamo racchiude tutto ciò che rappresenta il nostro bagaglio di studi, approfondimenti, esperienze pratiche, scoperte personali. Chi conosciamo è l’insieme delle persone che in qualche modo sono contattabili da noi: famiglia, amici, colleghi, conoscenti, autori, mentori.

IDEA = CREATIVITA’ + EFFICACIA + INNOVAZIONE!

L’Idea, nella CP&F, è l’insieme di tre concetti: creatività, efficacia, innovazione. La Creatività, sempre nella mia accezione, è la qualità di saper immaginare nuovi orizzonti futuri (sia come individui che come imprenditori/professionsiti). L’Efficacia é il processo con cui, fra i vari scenari identificati, si seleziona quello maggiormente consono ai nostri personali e specifici valori di riferimento, alla nostra storia, alle nostre competenze ed alle nostre conoscenze. L’Innovazione invece è la capacità di ideare il percorso necessario da intraprendere al fine di raggiungere il nostro orizzonte partendo dalla situazione attuale quale che essa sia.

Conseguentemente quando parliamo di leadership siamo sempre all’interno del processo mentale di ideazione ma non abbiamo ancora nemmeno iniziato a fare il primo passo fisico.

Da notarsi che, salvo quando siamo in emergenza, il pensiero o l’Idea deve sempre venire prima della materia o dell’Azione ma dobbiamo altrettanto bene tener presente che senza l’azione, l’idea resta un mero sogno!

AZIONE = IMPLEMENTAZIONE + EFFICIENZA + CONTROLLO!

L’Azione invece discende dall’Idea, se si vuole raggiungere l’efficacia, poiché, e, sempre nella CP&F, ricomprende: implementazione, efficienza e controllo.

L’Implementazione è il processo che trasforma l’ideazione in Azione vera e propria. Rappresenta il primo vero punto di contatto fra l’Idea e l’Azione vera e propria. L’Efficienza è il processo con cui si persegue l’ottimizzazione dei processi al fine di rendere più semplice e proficua possibile l’azione stessa. Il Controllo è, probabilmente, la funzione che più di tutte completa ed integra la Consapevolezza. Infatti solo controllando l’Azione conoscendo approfonditamente la struttura completa dell’Idea si può mantenere il focus sul percorso predefinito ed essere in grado di correggersi per proattività o per protezione.

Nel caso della proattività, ben conoscendo il Perché, il cosa, il come ed il quando, si possono sfruttare opportunità altrimenti invisibili.

Nel caso della protezione invece perché prendendo coscienza di realtà effettive differenti dall’Idea originaria si possono prendere le contromisure necessarie per minimizzarne gli impatti negativi in tempo reale.

Se si è Consapevoli, i propri obiettivi ma anche il patrimonio e la famiglia saranno sempre fonte di serenità, altrimenti potranno (come in moltissimi evidenti casi) essere fonte di frustrazione, ansia e preoccupazioni.

CONSAPEVOLEZZA = SERENITA’!

Se si è Consapevoli, i propri obiettivi ma anche il patrimonio e la famiglia saranno sempre fonte di serenità, altrimenti potranno (come in moltissimi evidenti casi) essere fonte di frustrazione, ansia e preoccupazioni.